venerdì 31 ottobre 2008

LETTURE: "Cold Steel" by Tim Bouquet & Byron Ousey

Cold Steel: The Multi-billion-dollar Battle for a Global Industry
Tim Bouquet & Byron Ousey (Little Brown Book Group)

/Cold Steel/ is the gripping story of the world's biggest and most hard-fought industry takeover of recent years, an epic corporate battle that would send shockwaves through the political corridors of Europe, excite the world's financial markets, enrich thirty hedge funds and transform the global steel industry. In 2006, the two largest steel-producers went head to head in a bitter battle for total market domination. Lakshmi Mittal, a Calcutta-born industrialist who had raised himself up from humble beginnings to become the world's fourth-richest man, proposes a friendly merger with rival Arcelor, a pan-European company whose interested parties include the governments of Spain, Luxembourg and Belgium. Arcelor's mercurial CEO, Frenchman Guy Dolle, firmly refuses, and the scene is set for a massive hostile takeover involving billions of dollars of finance, government and shareholder manoeuvring, and accusations of jingoism and double-dealing. Cold Steel brings to life the cut and thrust of big business at war.

Tim Bouquet is a journalist writer, editor, broadcaster and traveller who contributes to leading titles including the /Telegraph Magazine/ and The Times Magazine. He wrote the first British magazine profile of Lakshimi Mittal for the /Daily Telegraph Magazine/, with the full cooperation of and access to the Mittal family and senior figures at Mittal Steel.

Byron Ousey is a managing director with Gavin Anderson, an international financial public relations consultancy that specialises in advising governments and major cooperations on takeovers and mergers. During the Mittal-Arcelor battle he advised the Luxembourg government on their communications strategy.

LETTURE: "A Splendid Exchange" by William Bernstein

A Splendid Exchange: How Trade Has Shaped the World from Prehistory to the Present
William Bernstein (Atlantic Books)

Few historical enquiries tell us as much about the world we live in today as the search for the origins of world trade. As Adam Smith observed, man has an intrinsic 'propensity to truck, barter and exchange one thing for another.' From the dawn of recorded history there has been vigorous long-distance commerce. Archaeologists have even found evidence of the prehistoric conveyance over long distances of strategic materials such as obsidian and stone tools. To demonstrate how profoundly trade influences our lives try to imagine Italian cuisine without the tomato, or a cafe anywhere in the world beyond coffee's birthplace in Yemen. /A Splendid Exchange/ sets out to establish just what drove early man to trade and to examine its profound influence on the world we know today. William Bernstein goes on to suggest that an analysis of one of the globe's most ancient forms of communication might teach us about how to avoid seemingly new anxieties about globalisation and the flattening of the world.

/A Splendid Exchange/ challenges assumptions on both sides of the great ideological divide over free trade.

William J. Bernstein is a financial theorist. He is known for his research in the field of Modern Portfolio Theory and for his self-help finance books for individual investors who wish to manage their own equity portfolios. Bernstein holds a Ph.D. in Chemistry and an M.D. in neurology; he practiced neurology until retiring from the field. He currently lives in Oregon, USA.

martedì 5 agosto 2008

FINANZA: Il costo del denaro nel mondo

Stati UnitiFed Funds2,0030/4/2008

tasso di sconto2,2530/4/2008
Eurozonapronti contro termine4,253/7/2008
Gran Bretagnatasso di intervento5,00 10/4/2008
Svizzerabanda di oscillazione
del Libor a tre mesi
2,25-3,2513/09/2007
Giapponetasso di sconto0,5021/2/2007

domenica 22 giugno 2008

FINANZA: Stock option, quattro regimi in due anni


IL REGIME DI PARTENZA

CHE COSA SONO LE STOCK OPTION
Si tratta di un'opzione attribuita dalla società ai dipendenti (o agli amministratori) per acquistare azioni ad un prezzo (strike price) non inferiore a quello di mercato al momento dell'offerta.
L'opzione si può esercitare entro un arco temporale determinato (non prima di una certa data e non oltre un certo un certo termine).
Il dipendente acquista le azioni quando valgono più del prezzo di opzione e le rivende sul mercato lucrando la differenza.
Il plusvalore realizzato non entra in busta paga (è esente da Irpef e contributi): sconta solo il 12,50% di tassa sul capital gain

LE CONDIZIONI PER L'AGEVOLAZIONE FINO AL 4 LUGLIO 2006
Prima dell'entrata in vigore del decreto legge "Visco-Bersani" 223/06 (quindi, fino al 4 luglio 2006), il regime agevolato per le stock option spettava se:
  • il prezzo di acquisto da parte del dipendente era almento pari al valore di mercato alla data dell'offerta
  • le azioni possedute dal dipendente non superavano il 10% del capitale
LA DOPPIA STRETTA DI VISCO

LE REGOLE PER LE AZIONI ASSEGNATE DAL 5 LUGLIO AL 2 OTTOBRE 2006
Il decreto legge "Visco-Bersani" ha vincolato il regime agevolato delle stock option ad altre due condizioni, che si aggiungono a quelle già esistenti. Dal 5 luglio 2006, quindi, per accedere al beneficio:
  • era necessario mantenere le azioni per almeno 5 anni dall'assegnazione (holding period)
  • il valore attribuito non doveva essere superiore alla retribuzione lorda dell'anno precedente
LE REGOLE PER LE AZIONI ASSEGNATE DAL 3 OTTOBRE 2006
Una seconda stretta al regime agevolato delle stock option è stata imposta con il decreto legge 262/06. Per ottenere l'agevolazione sulle azioni assegnate dal 3 ottobre 2006 (data di entrata in vigore del decreto 262/06) occorre rispettare questi requisiti, che si aggiungono a quelli originari:
  • il decorso di un periodo minimo di 3 anni tra l'attribuzione e l'esercizio dell'opzione (vesting period)
  • al momento in cui l'opzione è esercitabile, la società deve essere quotata
  • occorre mantenere per almeno 5 anni dall'acquisto un investimento nei titoli acquistati non inferiore alla differenza tra il valore alla data dell'assegnazione ed il costo pagato per l'acquisto (successivo investimento quinquennale nei titoli oggetto dell'offerta almeno pari al plusvalore conseguito con l'esercizio dell'opzione)
L'INTERVENTO DI TREMONTI

IL NUOVO DECRETO LEGGE ELIMINA IL BENEFICIO
Per le azioni assegnate dall'entrate in vigore del decreto legge approvato mercoledì 18 giugno 2008, anche per i piani già in essere, il plusvalore realizzato per effetto della stock option (cioè la differenza tra il prezzo di esercizio dell'opzione ed il valore delle azioni al momento dell'acquisto) entra in busta paga e sconta Irpef progressiva e contributi previdenziali. La data di assegnazione coincide con quella di esercizio dell'opzione anche se i titoli non sono consegnati.

Fonte: Luca Galani, "Stock option, quattro regimi in due anni", Norme e Tributi, Il Sole 24 Ore, domenica 22 giugno 2008, pag. 21

venerdì 4 aprile 2008

INVESTIMENTI: In Italia i dividendi più ricchi d'Europa

Piazza Affari si conferma il regno delle alte cedole. Il dividend yield aggregato e ponderato della 40 blue chip italiane, al fine del primo trimestre 2008 (5,6%) è il più elevato tra le principali Borse europee. Un risultato prodotto non solo dal calo delle quotazioni sul mercato italiano ma soprattutto dalla generos politica di remunerazione degli azionisti perseguita dalle società dello S&P/Mib. Forte il contributo delle utility che operano in settori regolamentati (da Atlantia a Eni, Enel e A2A), mentre le banche hanno staccato un maxi-dividendo aggrregato di 10,5 miliardi.

Fonte: "In Italia i dividenti più ricchi d'Europa", Carlini, Cavestri e Graziani, Il Sole 24 Ore, venerdì 4 aprile 2008, pagg. 1 e 6

REDDITI: In Italia salari fermi. Siamo ultimi in Europa

La certificazione è arrivata a fine 2007 quando a squadernare le cifre è stato il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi: il nostro è il paese in cui "i livelli retributivi sono più bassi che negli altri paesi dell'Unione europea".
Dal 1996 al 2002 le retribuzioni italiane sono rimaste al palo: +0,2% per un single, + 3,7% per una famiglia con due figli. Questo mentre negli altri paesi gli aumenti vanno dal + 33,5% dall'Irlanda, al + 26,1% dell'Olanda, al 22,7% della Francia, al + 22,5% del Regno Unito, al 13,1% della Germania. Cifre impressionanti che confermano come il lavoro salariato (per i lavoratori autonomi le cose sono, mediamente, andate decisamente meglio), e quindi il potere d'acquisto di tante famiglie, abbia ricevuto un duro colpo. E anche per il periodo 2002-2005 le cose non sono un granchè cambiate: i salari italiani sono cresciuti del 5,4%, contro una media della Ue a 15 paesi del 10,8%.
A confermare il quadro sono poi arrivati, ancor più recenti, i dati dell'OCSE sui salari 2007 nei 20 paesi più industrializzati. E anche qui l'Italia è penultima, con un reddito medio di 19.681 euro. Peggio fa solo il Portogallo. In testa è la Corea con 37.448 dollari, seguita da Gran Bretagna (34.136), poi via via gli altri, passando per i 28.435 dollari della Germania, i 25.572 della Grecia, i 25.555 della Francia ed i 22.207 della Spagna.
Da aggiungere che considerato l'onere fiscale pari al 45,9%, dei 19.861 euro, al lavoratore italiano ne restano netti solo poco più di 13 mila. A completare il quadro c'è poi il fatto che, come osservato dallo stesso governatore Draghi, i salari d'ingresso sono spesso magri, magari con l'aggiunta di contratti atipici la cui natura flessibile non sempre trova adeguate giustificazioni. Chiaro che se l'andamento dei salari è stato quello qui descritto, far quadrare i conti a fine mese per le famiglie diventa sempre più difficile.
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Fonte: "Con" Il mensile dei soci Coop, aprile 2008, pag. 8 su dati Eurostat, Banca d'Italia e OCSE

giovedì 3 aprile 2008

RISPARMIO: Arrivano in borsa le Società di Investimento Immobiliare Quotate

Gli italiani hanno un'altissima percentuale di prime case di proprietà: l'Istat calcola che circa l'80% delle famiglie possegga un immobile residenziale, la percentuale più alta fra i paesi sviluppati
Le ragioni di questa passione per il mattone sono evidenti: da un lato, si tratta di una necessità, e, dall'altro, di una scelta di investimento.
Una scelta che sinora, nella maggior parte dei casi, si è rivelata vincente in termini di rendimento: la ricchezza delle famiglie italiane dal dopoguerra ad oggi è stata creata e difesa proprio puntando sul mattone soprattutto quando correva a due cifre.
Se la prima casa è una forma di faticoso investimento per molte famiglie, il possesso di altri titpi di immobili come grandi proprietà reseindeziali o commerciali rimane, naturalmente, alla portata di pochissimi. O meglio, rimaneneva.
Tra qualche mese, infatti, si affacceranno sul mercato finanziario italiano le prime Società di investimento immobiliare quotate (Siiq) che consentiranno anche ai piccoli investire, indirettamente, in asset quali grattacieli, centri commerciali o prestigiosi palazzi storici situati nei centri delle grandi città.
Tecnicamente una Siiq è una società immobiliare che svolge come attività principale la locazione di immobili (almeno l'80% dell'attivo patrimoniale deve essere investito in immobili e canoni di locazione devono rappresentare almeno l'80% dei ricavi) e distribuisce sotto forma di dividendi non meno dell'80% degli utili. Questi vincoli fanno sì che le Siiq abbiano pochi margini di manovra per svolgere attività diverse dalla gestione degli immobili in dotazione; in cambio di queste restrizioni, e di elevati requisiti di trasparenza, le Siiq sono però esentate dal pagamento dell'Ires e dell'Irap.
Dal punto di vista degli investitori, risulta quindi relativamente semplice capire cosa si sta comprando quando si acquistano i titoli emessi da una Siiq: si diventa proprietari pro-quota di un certo patrimonio immobiliare e si riscuotono preiodicamente i relativi affitti sotto forma di dividendi. Si tratta quindi di un modo di investire nel settore del Real Estate più semplice e trasparente (e fiscalmente conveniente) rispetto agli altri attualmente presenti nel panorama italiano.
Infatti, sia le società immobiliare tradizionali che i fondi immobiliare sono tendenzialmente meno trasparenti e più complessi da valutare in quanto spesso svolgono attività - quali la riqualificazione di aree dismesse, lo sviluppo di nuove opere o la compravendita speculativa di asset immobiliarre - potenzialmente più redditizie ma, al tempo stesso, più rischiose.
Ma le Siiq sono un investimento conveniente?
E' difficile rispondere in anticipo, ma qualche indicazione si può trarre dai Real Estate Investment Trust (REIT), su cui le Siiq sono state modellate.
I REIT sono stati introdotti oltre trent'anni fa negli Stati Uniti proprio allo scopo di creare un nuovo canale di finanziamento per gli operatori immobiliari e di offrire una nuova possibilità di investimento ai piccoli risparmiatori; in questi ultimi trent'anni, i REIT hanno offerto un rendimento medio annuo del 13,4% addirittura superiore a quello del mercato azionario (lo S&P nello stesso periodo ha registrato una performance del 12,8%).
Sinora l'investimento immobiliare quotato era proibitivo per i piccoli investitori italiani in quanto le società immobiliari tradizionali presenti a Piazza Affari sono una esigua manciata, mentri i fondi immobiliarri, spesso speculativi e quindi particolarmente rischiosi, sono appannaggio di grandi investitori istituzionali.
Le Siiq sono quindi una significativa novità per il nostro sistema che, nel percorso di finanziarizzazione del comparto immobiliare, potrebbe non solo offrire una opportunità interessante per gli investitori ma anche contribuire a potenziare in modo sostanziale il mercato immobiliare italiano - quotato e non quotato - rendendolo più liquido, efficiente e trasparente.


Fonte: Via Sarfatti, 25 - Numero 1/2, anno III, febbraio 2008

mercoledì 2 aprile 2008

L'andamento del mercato immobiliare italiano nel 2007


Il 2007 sarà probabilmente ricordato come l'anno della svolta per il mercato immobiliare italiano. Nella seconda parte dell'anno è infatti andato progressivamente esaurendosi il più lungo ciclo espansivo dal dopoguerra. Per la prima volta da 10 anni le compravendite sono diminuite segnando un calo medio del 5% che ha interessato soprattutto le grandi città e che si è intensificato nella seconda parte dell'anno.

Almeno per ora il rallentamento del mercato non si è tradotto in una discesa delle quotazioni immobiliari che sono però ormai ferme e potrebbero cominciare a scendere nel corso del 2008. Le previsioni per l'anno in corso non promettono infatti nulla di buono visto che le intenzioni di acquisto sono ai minimi storici ed è pertanto facile presagire una ulteriore discesa delle compravendite.

Le cause della frenata del mercato sono molteplici e di varia natura. C'è inanzitutto la progressiva diminuzione del potere d'acquisto immobiliare degli italiani sceso del 24% nell'ultimo decennio. Non aiutano da questo punto di vista l'aumento dei tassi di interessi deciso dalla BCE nell'ultimo anno e le fiammate del tasso Euribor su cui si calcolano le rate dei mutui. Giocano a sfavore del mercato anche i crescenti timori per le prospettive dell'economia alla luce delle ripetute revisioni al ribasso delle stime di crescita del pil.


Fonte: Focus Economia, 20 marzo 2008

sabato 15 settembre 2007

Il mercato azionario tedesco (1): gli Indici

Gli indici più significati presenti nel mercato azionario tedesco:

Dax: Index that tracks the price development of the 30 largest and most actively traded German equities

DAX® was launched on 1 July 1988 by FWB® Frankfurter Wertpapierbörse (Frankfurt Stock Exchange), Arbeitsgemeinschaft der Deutschen Wertpapierbörsen (Association of German Stock Exchanges) and Börsen-Zeitung (a German stock exchange newspaper).

It comprises the 30 most actively traded stocks (blue chips), and represents approximately 75 percent of the aggregate capital stock of listed German stock corporations. Moreover, DAX shares account for approximately 85 percent of trading volume in German equities.

The base date for the index is 30 December 1987 = 1,000. Historical data have been calculated as far back as 1959. More...


TecDax: Index that reflects the price development of the 30 largest technology shares in Prime Standard below DAX

TecDAX® was launched on 24 March 2003. It comprises the 30 largest companies from technology sectors in the Prime Standard segment of FWB® Frankfurter Wertpapierbörse that rank below the DAX® shares in terms of market capitalization and trading volume. The index is calculated as a price and performance index by Deutsche Börse. The calculation of TecDAX follows on from NEMAX® 50.

The composition of the index is reviewed on a semi-annual basis and adjusted in March and September. The criteria for weighting the shares in the index are: trading volume and market capitalization on the basis of the number of shares in free float, as well as position in the respective sector. More...


MDax: Index that reflects the price development of the 50 largest companies from classic sectors in Prime Standard ranking directly below the DAX® shares


MDAX® was launched on 19 January 1996. It comprises the 50 largest companies from classic sectors in the Prime Standard segment of FWB® Frankfurter Wertpapierbörse (the Frankfurt Stock Exchange) that rank below the DAX® shares in terms of market capitalization and trading volume. The base date for the index is 30 December 1987 = 1,000 points.

The composition of the index is reviewed on a semi-annual basis and adjusted in March and September. The criteria for weighting the shares in the index are: trading volume and market capitalization on the basis of the number of shares in free float, as well as position in the respective sector.


Altri indici di riferimento del mercato borsistico tedesco: SDax, Prime All Share, Nemax 50, ...

Fonte: Sito ufficiale del mercato borsistico di Francoforte Deutsche Borse